Le Origini Occitane 

Il Comune di Roccaforte fa parte della “nazione” occitana e costituisce, insieme ad altri comuni della alte valli Maudagna e Corsaglia, il lembo più orientale di quella regione che si estende dai Pirenei alle Alpi. Per comprendere la origine del nome dato a questa regione occorre tornare con la mente a Dante, che per classificare le lingue romanze prese spunto da come in esse venivano usate le particelle affermative. L insieme delle regioni dove si parlava la lingua d Oc venne chiamato appunto Occitania.


Nella alta Valle Ellero, a Prea, Baracco e Rastello (come a Fontane in Val Corsaglia e a Miroglio in val Maudagna) è parlato il “kyè”. Dialetto di chiara origine occitana, così chiamata dal pronome personale soggetto “kyè = io”.


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La parlata ha avuto un riconoscimento ufficiale solo dal 1969 grazie all opera di valenti studiosi, quali ad esempio il Dott. Corrado Grassi dell'Università di Torino, il quale scrisse un articolo intitolato “Parlà du kyè: un isola linguistica provenzale nelle valli monregalesi”, con il quale il limite delle parlate provenzali veniva spostato fino alle Valli Ellero e Corsaglia. Le notizie in merito a questa lingua così differente dal piemontese giunsero a Grassi grazie al dott.G.B Basso di Prea, che come altri aveva evidenziato l importanza quale segno della lunga storia di cambi tra le alte vallate alpine e il versante francese, incoraggiandone la difesa e l'uso locale.


Un altro segno visibile della cultura occitana sono i fabbricati rurali a “tetto racchiuso”. Queste costruzioni, probabilmente di origine celtica, sono presenti oltre gli 800 metri ed entro confini ben definiti nell ambito delle Valli Monregalesi. Gli edifici si presentano con le due falde del tetto ribassate rispetto ai frontespizi. Questo accorgimento garantiva una buona resistenza della copertura in paglia al vento e alle precipitazioni atmosferiche. Per la loro tipicità e rarità queste opere rappresentano un patrimonio storico importantissimo. In Italia le uniche località doves si registrano altre sporadiche presenze di questo tipo sono Alpago e Neval (Bellunese), S.Andrea Pelago e Fiumalbo (Abetone). In Europa, queste costruzioni sono limitate alle zone dei Pirenei e del nord della Scozia.


Da “Le minoranze  linguistiche in Italia” di  TULLIO TELMON – ed. Dell Orso  - 1992:


"La Provenza non è che una delle sette regioni storiche che formano, nel Mezzogiorno della Francia, la grande area occitana. Grazie alla fioritura letteraria che nel Medioevo aveva fatto dei suoi trovatori l avanguardia ed il modello poetico e culturale dell intera Europa, la linguistica e la dialettologia ottocentesca e della prima metà del secolo XX avevano preso l abitudine di usare la sineddoche “provenzale” per designare tutte le parlate dell Occitania, anche quando, come è nel caso ad esempio del guascone, dal provenzale differiscono in realtà per numerosi  e non secondari aspetti.


Con una maggiore attenzione al rapporto tra parola e referente i dialettologi ed i romanisti di oggi preferiscono riservare il termine “provenzale” alle sole parlate della Provenza, cioè all area sud-orientale, distinguendolo così dal linguadociano, dal guascone, dal limosino, dall alverniate e, in taluni casi, anche dal delfinatese (chiamato anche Gavot, cioè dialetto di Gap) che spesso è considerato una semplice variante settentrionale del provenzale. Proprio al gruppo del provenzale alpino appartengono le parlate occitane presenti nelle valli alpine del Piemonte occidentale, dalla Valle di Susa a Nord fino alle valli Vermenagna ed Ellero a Sud; e proprio per le ragioni su esposte tali parlate possono essere indifferentemente definite con l iperonimo “occitaniche” o con l iponimo “provenzali”.

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